A cura della Redazione
Il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un problema che riguarda molto anche l’Italia: la «violenza domestica» – quella subita dagli uomini di casa, anche padri o fratelli – è la prima causa di morte nel mondo per le donne tra i 16 e i 44 anni: più degli incidenti stradali, più delle malattie.
Un dato agghiacciante, soprattutto se si pensa a quanto poco si stia facendo per arginare questo fenomeno, un dato che ci racconta quanto il problema sia prima di tutto culturale, quanto lavoro si debba ancora fare per sensibilizzare, per lavorare sulle nuove generazioni, per parlarne al di là di quello che ci dicono i mass-media, per raccontare. E prima di tutto, a nostro avviso, devono essere i giovani ad essere coinvolti e quindi le scuole.
Un romanzo di Amalia Bonagura si intitola così: Nora. Il silenzio deve tacere (Iuppiter Edizioni, 2017). Un titolo che dice tutto. Sì, il silenzio deve essere spezzato, si deve rompere quella spirale di solitudini in cui si trovano spesso, troppo spesso molte donne. Questo non è un problema degli altri, è un nostro problema, è un problema di tutte noi.
La violenza sulle donne è silenziosa e trasversale, e accomuna diverse fasce sociali. Sempre più spesso si tratta di violenze sottili, quotidiane, volte pian piano, giorno dopo giorno a annullare l’identità delle donne. Son mille i modi con cui si declina la violenza sulle donne e le percosse fisiche vanno di pari passo con quelle psicologiche.
Ciò che determina l’inevitabilità degli eventi è il più delle volte l’isolamento, la solitudine che non permette ancore di salvezza e, non ultima, la lenta trasformazione nel tempo di una vittima che si convince di non potere e di non valere, accettando passivamente la sua dipendenza affettiva che non le lascia scampo che determina la sua incapacità di reagire.
Siamo consapevoli che non sarà un appello, una manifestazione a fermare la strage delle donne; neanche le migliori leggi – pur necessarie – basteranno.
Ma parlarne, scrivere, raccontare le storie, manifestare sono un punto di partenza, avere insieme una un pensiero comune quello di combattere ogni forma di violenza partendo prima di tutto da noi, perché la violenza non è estranea a nessuno: tutto questo è un passo importante per capire, per imparare a costruire rapporti che non siano di prevaricazione gli uni sugli altri, ma che diano spazio al dialogo, alla comprensione, alla riflessione su noi stessi e sugli altri.
A Portici (Na) ci sarà una manifestazione a cui sono invitati le donne, gli uomini, i giovani e i bambini per un’educazione alla convivenza tra i sessi, rispettosa della dignità di tutti.
Anche noi come ARSDipason saremo presenti con il nostro gazebo, le nostre iniziative e le nostre proposte e chi ne sentirà il bisogno……potrebbe prendere il coraggio ed entrare nello “spazio privato” messo a disposizione “LO SPORTELLO DI ASCOLTO E INFORMAZIONE “ in cui troveranno una persona competente, i professionisti di ARSDiapason, con cui interfacciarsi per eventuali consigli, aiuto e informazioni necessarie a chi abbia subito violenza in qualsiasi forma.
Si parlerà e si canterà “l’AMORE”, per lanciare il messaggio che la “Violenza”non riconoscendo il VALORE DELLA “PERSONA”distrugge il suo essere o cerca di farlo, Viola il diritto fondamentale dell’UMANITÀ : il diritto individuale e collettivo di Esistere –Vivere
CANTARE L’AMORE il 26 Novembre 2017 qualcosa di bello e dolce DÀ FORZA E FIDUCIA E SPINTA PER ANDARE AVANTI