Dall’ Open Group –Corso di Formazione “ Educare Dialogando” interlocuzioni e risposte di Germana De Leo (neuropsichiatria infantile)-
.(omissis)……Voi dite che dovete come mamme educatrici “Contenere tutto”… è un bisogno-concetto- credenza che contrasta con quella che è una legge di natura dell’umano: il “mondo interno” non è una struttura compatta, scandibile e leggibile in ogni parte, scindibile in canoni precisi.
Il mondo interno-magico e l’interpretazione della realtà si costruiscono via via che il bambino fa esperienza, accomuna molteplici sensi e significati da elementi di realtà frammentari: ha sentito un odore da una parte, ha visto una cosa dall’altra, si è spaventato a un grido, all’entrare in un ripostiglio buio…
L’immaginario può confondere (il bambino può costruire la fantasia che è stato seviziato dai genitori) come può costruire nessi di causa-effetto aderenti alla realtà, spiegazioni coerenti su ciò che ha conosciuto-vissuto. Si sviluppa così quella intelligenza e quel pensiero-concreto, sincretico, analogico che la psicologia colloca in precise fasi dello sviluppo, ma che rappresenta l’ingrediente strutturale dello sviluppo logico, il modo di interconnettere i dati e le esperienze della realtà, di simbolizzare e decodificare.
Un permanente processo di acquisizioni-trasformazioni-apprendimento non limitato a “ settori della mente” o ad una fase della vita, ma che procede, permea e dà qualità alla vita mentale dell’ individuo, lo sostanzia nel suo essere non soltanto intelligente, razionale, ma nell’essere Sé-Persona, l’IO-Mondo originario.
Di fronte a problemi generali e plurifattoriali come l’educazione dovremmo avere a mente queste complessità per affrontare il proprio compito di insegnante/genitore con mentalità meno controllante, meno onnipotente.
Qualsiasi tipo di educazione, permissiva o autoritaria che sia, ha come conseguenza la “repressione”, l’adattamento necessario (a volte con forte disagio) dell’individuo al proprio ambiente di vita.
Certamente è fortunato chi cresce senza avere su di sé le troppe aspettative dei genitori, degli insegnanti, eccessivi pesi da sopportare ed affrontare per conquistare la propria individualità. Ma quanto sfortunato è colui al quale nessuno presta attenzione o chiede nulla!
Il figlio che si forma con la responsabilità di dover rispondere alle aspettative dei genitori difficilmente oserà divergere, differenziarsi dal “modello” che gli è stato proposto. In tal modo egli dà significato alle loro aspettative, confermandosi e rinchiudendosi in un legame indissolubile. A quel punto ogni ricerca di differenziazione e allontanamento gli arrecherebbe delusione, sofferenza, rotture.
Essere rinchiusi in questa dimensione comporta dolore poiché impedisce di vivere in pienezza le fasi della propria vita, specialmente nel passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta, di trovare un proprio modo e stile di affermazione di sé. Questo falso Sé sofferto,generato dal figlio non può che generare nel tempo disagio nei genitori stessi.
Del resto nei genitori, come in ciascuna relazione interpersonale e sociale, le aspettative ci sono sempre, sono connaturate all’individuo e sono l’ingrediente necessario allo scambio inter-personale. ma se troppo elevate o se producono delusioni e rabbie , svuotano o distorcono, frantumano il rapporto, la ricomposizione della fiducia reciproca .
Si parla spesso di “bambini difficili” che non seguono le regole, che vengono da famiglie disastrate, e si dice che, per questo, non si adattino e non abbiano alcun interesse per la scuola. Eppure proprio i bambini che vivono in situazioni in cui non sono molto seguiti nei loro impegni, si proiettano più facilmente alla ricerca di affermazioni. Quindi non è sempre così vero che da una famiglia disgregata vengano bambini che perseguono la stessa confusione, anzi, il più delle volte, si tratta di bambini che cercano di costruire certezze, che hanno anche un forte senso di responsabilità e, se non riescono nella scuola, riusciranno più spesso nella vita!…………(omissis)
da cfr. Libro Bianco ARSDiapason n 2-EditServiceGHO 2001