I – Il primo attivatore dello sviluppo psicologico, che dobbiamo considerare è l’ambiente normale, la fluidità delle relazioni, la vitalità delle comunicazioni, l’accoglienza dell’ambiente esterno che incontra il bambino, anche quando lui stesso è incapace di rapportarsi appieno con esso. La correlazione ambiente-sviluppo del bambino (somatico-psichico-mentale-relazionale) è la più antica del sapere medico e psichiatrico, ma è un’equazione che deve costantemente essere rivisitata non solo sul piano scientifico, ma sul piano sociale e etico, che non può essere rinnegata o messa in ombra, per non privare nuovamente lo sviluppo dei bambini delle cure adeguate, per non incorrere in errori d’impostazione terapeutica, per non assecondare gli arresti di sviluppo.
II – Un secondo attivatore è il vivere da parte del bambino e dell’adolescente Psicotico o Insufficiente Mentale, come per i soggetti normali, l’esperienza piena della convivenza e del fare in un gruppo di diversi, ove l’intreccio delle comunicazioni verbali, gestuali, emotive, tra i bambini e tra loro e l’insegnante/educatore, dà origine a un linguaggio sempre rinnovato che contrasta la stereotipia ripetitiva dell’I.MG e dello psicotico.
La situazione di gruppo nella sua variabilità, avvia nuove possibilità di relazione, e ha l’effetto di attivare delle modalità espressive nuove, diverse rispetto alla vita quotidiana per la presenza di altre persone e per la condivisione di esperienza emotive che avvicinano gli uni agli altri. Nonostante l’individuo psicotico, viva il contatto con gli altri in modo traumatico, lesivo della sua integrità e dei suoi confini individuali, sembra trovare nel gruppo nuovi confini delimitanti uno spazio definito da un interno ed un esterno.
L’immagine speculare che viene rimandata all’IMG e allo psicotico, è un’immagine che gli permette di vedere aspetti misconosciuti di sé in base alle reazioni degli altri e, di fronte all’esperienza della perdita di senso, del caos e della depersonalizzazione, tipica della psicosi, il gruppo, depositario di esperienze culturali in forme condivisibili, attenua la frammentazione e la dispersione dell’esperienza individuale, consente una qualche forma di negoziazione tra i significanti che gli scaturiscono dalle urgenze della realtà interna e i significanti convenzionalmente attribuiti alla realtà esterna.
A differenza degli anni passati, i bambini e gli adolescenti inseriti nella scuola normale ci appaiono, all’esame clinico, più in grado di collaborare, se sollecitati da temi pregnanti dal punto di vista emotivo e partendo dai loro interessi, arrivando a livelli di pensiero operatorio e quindi di apprendimento sia sul piano cognitivo che scolastico, che non eravamo abituati a vedere quando invece erano inseriti nelle scuole speciali, nei centri psico-medico-pedagogici.
Affinché l’ambiente, il gruppo con gli altri bambini e gli stimoli cognitivi offerti dall’inserimento nella scuola, esprimano questa pregnante efficacia, è evidente che deve esserci una presenza attiva e particolarmente competente della figura degli insegnanti.
III – Terzo attivatore quindi dello sviluppo psicologico, anche e ancor di più per i bambini ed adolescenti IMG e psicotici è l’adulto-insegnante di scuola materna, di scuola elementare, di scuola media, l’educatore che lo seguirà dopo nei Centri Socio Terapeutici, nel tempo libero o a livello domiciliare.
Educare è un processo che promuove il pensiero e si ha quando l’educatore si offre al bambino come oggetto di relazione, guidando il suo allievo nella vita quotidiana e sul terreno della realtà.
Come la madre è un oggetto trasformativo, conosciuto inizialmente dal bambino non come oggetto ma come processo collegato all’essere del bambino e alle modificazioni del suo essere e il dato sensoriale si trasforma in elemento ricco di significato, ossia mentale, dando origine al pensiero, cosi anche la figura dell’insegnante/educatore può svolgere il ruolo di ”levatrice” della mente del bambino, assume la funzione di oggetto trasformativo: anch’essa attraverso il modo di trattarlo, come la madre e il padre, ”istruisce” il bambino sull’essere e sul mettersi in rapporto, riattivandosi l’esperienza dell’”io” di essere trasformato dall’altro, ed attraverso la verbalizzazione, l’educatore/insegnante trasforma gli stati d’animo del bambino I.MG e psicotico, in linguaggio, per evitare che gli stati d’animo siano registrati esclusivamente nel modo di essere individuale del soggetto, consentendo il passaggio dall’esperienza del processo, di quella esperienza che era un processo reale, un coinvolgimento totale del Sé non oggettivata dal pensiero rappresentativo o astratto, alla articolazione dell’esperienza, in cui ciò che era un processo reale può allora essere spostato in oggetti transazionali, in equazioni simboliche.
L’intensità del rapporto con l’insegnante che accudisce e risponde al bambino, integrando i suoi vissuti con nuove proposte, la sua capacità di accogliere le emozioni e le proiezioni fantasmatiche, la sua capacità di non porsi in simmetria con le parti psicotiche e pre-simboliche del bambino, fanno si che il bambino IMG e il bambino psicotico possano avere grazie all’inserimento nel contesto scuola ”la possibilità di interiorizzare” come dice Wittenberg, una persona che ha il coraggio di pensare.
Certo questa funzione di ”mente organizzatrice” che consenta al bambino di elaborare, integrare, trasformare i contenuti dell’esperienza in pensiero, in simboli verbali e in simboli grafici, non attiene sic et simpliciter al ruolo tradizionale dell’insegnante, ma è funzione che ben radicata in una personalità sufficientemente armonica, deve essere acquisita attraverso una formazione specifica, psicodinamica e da una formazione permanente sul campo. Competenza e Formazione che ancora, in Italia, nonostante le notevoli esperienze che sono state accumulate, non è diffusa né garantita in tutte le scuole in tutte le situazioni ove un bambino o un adolescente I.M.G o psicotico stia compiendo il suo percorso di crescita ed integrazione. Nonostante la scuola italiana sia da molti anni nell’esperienza e nel dovere dell’integrazione delle persone con handicap, si può dire che siamo appena all’inizio di questo profondo cambiamento istituzionale, professionale, sociale, scientifico.
IV – Il Quarto attivatore è rappresentato e giocato dal ruolo della famiglia. Essa può svolgere un ruolo fondamentale, se adeguatamente sostenuta ed aiutata da parte dei servizi pedopsichiatrici, che hanno in carico la cura e l’inserimento scolastico e sociale del bambino, nella comprensione delle problematiche evolutive e dei bisogni profondi del bambino-adolescente I.M.G e psicotico. In questo caso essa è in grado di mantenere, sviluppare o iniziare ad assumere quelle funzioni di modulatore delle trasformazioni in sintonia e sincronia alle istanze evolutive ed alle parti sane del figlio IMG o psicotico, e può realizzarsi tra ambiente-famiglia ed ambiente-scuola quella indispensabile cooperazione che ridisegni attorno al bambino uno spazio di continuità non confusivo o di antinomia e contrapposizione, che alimenterebbe i processi di scissione piuttosto che quelli di integrazione. Il ruolo e l’indispensabilità del quarto attivatore-famiglia non può pero esplicitarsi appieno, se non si prende in considerazione anche…..
V – Il Quinto attivatore, il servizio pedopsichiatrico, e con esso la rete dei servizi socio-assistenziali, perché se è indubbio che lo sviluppo del bambino I.MG e psicotico non può che attuarsi attraverso il doppio apporto terapeutico della scuola e di una psicoterapia o riabilitazione specifica, è ancora più evidente che la famiglia non può essere lasciata da sola ad affrontare le implicanze del rapporto genitore-figlio IMG o psicotico né ad affrontare i problemi pratici che la condizione di malattia e le esigenze di una cura adeguata comportano.
Anche per i pedopsichiatri e i servizi socio-sanitari ed assistenziali si pone lo stesso problema che per la scuola e gli insegnanti: la capacità di acquisire sempre più competenze e capacità, slegate da dogmatismi teorici, da assunti scientifici o pseudo-tali, ma aperta e coerente alla costante ricerca e considerazione delle modalità e delle funzioni che governano il mondo interno e lo sviluppo psicopatologico, quanto gli strumenti e i metodi per curare e migliorare la qualità della vita delle persone a cui sono rivolti i servizi
L’Associazione, nata sui presupposti teorici del modello di presa in carico polivalente, ha largamente sviluppato il settore di studio e messa a punto di protocolli di cura e riabilitazione che rispettassero tutte le esigenze enucleate a livello teorico, sia nei confronti di bambini che adolescenti e adulti psicotici.
Dal 1996 il Centro Polivalente Servizi alla Persona – Counseling FULL-HELP ARS Diapason, è anche oggetto di sperimentazione e contributo Regionale Legge 104, e da esso si sono sviluppate ulteriori risorse per l’accoglienza, l’aiuto, l’integrazione anche a livello di inserimento e formazione al lavoro consentendo la completa sperimentazione dei network relazionali di rete.