Intervista a Germana De Leo
D. Mi piacerebbe che tu ci parlassi di quando è nata ArsDiapason, di come l’hai pensata ed immaginata. Come volevi che fosse la sede di Ars Diapason quando è nata?
R. Quando abbiamo fondata ARSDiapason ho preteso e puntato ad avere una bella sede, bella nell’architettura (storia/cultura), nella funzionalità e negli arredamenti (habitat), volevo creare un Luogo che suscitasse “piacevolezza e rispetto”, il senso comune del “Bello” (forse in questo caso un po’ borghese, come lo era la prima sede scelta da me in via Ottavio Revel, piano sotto al Centro Studi Piemontesi!).
Dal “Bello” dovevamo iniziare per essere coerenti alle nostre teorie e alla ricerca che si andava ad iniziare sui problemi dell’integrazione e cura dei bambini e giovani psicotici, per affermare che anche i nostri pazienti “mattarelli e bruttarelli”, avevano diritto di gioire come ogni altro, e che un luogo di cura e di palese sofferenza, non poteva ospitare le persone in camere squallidamente arredate come succedeva nei servizi medici, ospedalieri, sociali, scolastici ai quali erano abituati. Se volevamo “educare alla normalità” le persone con handicap, dovevamo iniziare ad educarle al bello, ed i normali alla convivenza.
D.: Nel tempo come è stata vissuta la sede dagli handicappati e dalla gente che abitava nello stesso stabile e nel quartiere?
Infatti nello stabile storico di via Revel, 15 si instaurò subito una coabitazione tra inquilini dello stabile e gli ospiti sconosciuti del 3 piano, con un ascensore sempre che andava e veniva, pena perenne della simpatica e ferrea signora Portinaia che lamentava: “non si riconoscono: chi sono gli educatori? i medici? Gli handicappati?…”
Per me un en plein! Una vincita milionaria alla roulette!
Per la prima volta… Eravamo alla anni fine degli anni ’80!
Sì, la prima sede ci ha permesso di raggiungere appieno il nostro primo obiettivo:
Creare una comunità integrata nel suo territorio di vita.
La nostra prima GuestHouseOffice di abilitazione alla Vita Indipendente!
I giovani di allora, oggi hanno forse sui 50 anni, ricordano quel periodo, i luoghi, dove sono cresciuti e, diventati adulti, sono stati loro a coinvolgere direttamente i “normali”, non solo gli inquilini ma il vicinato del rione, incontrandoli per le scale, in portineria, al bar, alla fermata del bus, al supermarket, in cartoleria…
Attaccavano bottone e parlavano di tutto senza ritegno, anche di sesso, con chicchessia, ma suscitavano anche simpatia e divennero amiconi di molte persone nei dintorni.
Il Bar al piano terra dello stabile di via Revel divenne il loro centro d’incontro per anni… Ancora oggi qualcuno di quei ragazzi frequenta il nuovo bar di questi “amici”. Il bar si è spostato in un’altra zona, ma ha sempre lo stesso stile e gli stessi Barman di allora! E sono passati ormai 25 anni!! Questi Barman hanno saputo intrattenere rapporti personali quasi di tutoring nei confronti di alcuni dei nostri giovani con handicap di via Revel, di ARSDiapason.
Se li rivedrò, ci riconosceremo e ricorderò i loro nomi..!!
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E vero ! mi hai fatto venire un ricordo…. anche io sono stata diverse volte a queste feste di ARSDiapason anni tra il 1992-2007 ! qualcuna nella sede fondativa in via revel (che è stata forse la più bella ) varie altre in altri luoghi chiusi o all’aperto, perchè le occasioni Convivial non mancavano certo !
si , lo staff arsdiapason, curava particolarmente lo “stile”nella preparazione delle loro Feste e delle altre occasioni Convivial. E sempre pur da esterna , mi sono trovata a mio agio….. e ricordo , come te, la prima volta che incontrai faccia a faccia e scambiai qualche parola con varie persone come la mariella che citi, io invece, pur avvezza per professione, alle persone con handicap , mi ero stupita di quanta naturalezza ci fosse tra loro nello stare in mezzo a sconosciuti invitati alla “festa” , e mi aveva colpito la loro espressione contenta che sembrava quasi orgogliosa, e la facilità di incontrare e colloquiare tra sconosciuti. Erano persone a proprio agio., come d’altronde lo ero anch’io, a volte si comprendeva l’handicap a volte non lo si riconosceva, e mi stupivo ancora di più.
Questo mi ha sempre colpito trovandomi in un evento ARSDiapason, al di là di qualsiasi estetica o gradevolezza dell’ambiente e dell’evento in sè, la atmosfera in generale in cui, anche se “osservatore estraneo” ti sentivi in qualche modo “a tuo agio”,
come dire … due ore passate bene , piacevoli, più o meno interessanti, a volte anche molto coinvolgenti. …se il termine Convivial ha un senso , è proprio questo che ci si aspetta : che le varie e diverse persone si trovino a proprio agio!
in questa qualità , di luogo-ambiente che mette a proprio agio……quindi accoglie………
trovo ben azzeccato il titolo ETICA ed ESTETICA in ARSDiapason , entrambe creano l’AMBIENTE……….umano……vivibile.
delia
La bellezza è soggettiva e dipende dagli occhi che li vedi. Ho avuto l’occasione di conoscere alcuni di questi ragazzi e devo dire che la loro bellezza è dentro loro, hanno una forza e una gioia che li rende speciali e non lo dico per commiserarli.
La prima volta che li vidi in azione per una festa Convivial mi stupì della loro bravura…. ricordo ancora aver scambiato Mariella per una segreteria!!!
Paola