Cosa stiamo imparando In questo tempo di corona-virus, in un tempo in cui tutti siamo stati costretti a fare quaresima, a discernere, a metterci in discussione, a convertirci?
Intanto quello che ci ha detto ieri il Papa, “Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata, e furiosa. Ci siamo trovati su una stessa barca fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari, chiamati a remare insieme e a confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. E ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo. Ma solo insieme. Nessuno si salva da solo”.
Credo che alla fine lo hanno capito anche Boris Johnson e Christine Lagarde e da noi Salvini e la Meloni, spero che presto lo capiscano i tedeschi, gli olandesi e gli svedesi. Quando si è fermata la Cina, dopo quindici giorni, molte industrie tedesche ed americane erano in crisi per la componentistica, anche noi siamo entrati in crisi per le mascherine, per i “ventilatori” e forse anche perché abbiamo regionalizzato troppo.
Ci siamo resi conto che delocalizzare troppo, senza garantirsi quote strategiche per l’auto approvvigionamento, è una follia, non produrre più mascherine perché non conviene è un’assurdità, non si può affidare tutto alla logica di mercato e forse è stato sbagliato regionalizzare la sanità, proprio le regioni che spingono di più per la devoluzione stanno pagando il prezzo maggiore. Abbiamo bisogno di più Stato, di più Europa, di più Nazioni Unite!
I primi segnali arrivano dallo Zen, e dobbiamo fare in fretta prima che la situazione precipiti, prima che diventi un far west. Forse ci siamo concessi lussi che non ci potevamo consentire, con quota 100 e col reddito di cittadinanza, forse era ed è meglio ripristinare ed ampliare la carte REI, consentire a tutte le categorie fragili di poter fare la spesa, pagare i farmaci, la bolletta e quantomeno una quota dell’affitto.
Quando la situazione si fa seria servono persone serie, oggi più che mai abbiamo capito che per affrontare problemi complessi servono competenze, non possiamo continuare coi dilettanti allo sbaraglio. I Tedeschi non possono strangolarci col Fondo salva stati, facendoci fare la fine della Grecia, ma noi non possiamo continuare a fidarci di governanti che ci vendono l’albero della cuccagna.
A quel sig.r Berlusconi abbiamo perdonato tutto per vent’anni, a Renzi niente. Abbiamo eternamente bisogno del capro espiatorio ed in Renzi lo abbiamo trovato. Eppure è stato un ottimo Presidente di provincia, un ottimo Sindaco, un buon Presidente del Consiglio (+ 2,5 il PIL, + un milione di posti di lavoro, …), un buon padre di famiglia. Forse non aveva e non ha ragione quando ha chiesto un Draghi alla Presidenza, al posto di un professore di diritto, quando ha chiesto un Governo di tutti con dentro professionisti come Cottarelli al posto di comparse di cui non ricordiamo nemmeno i nomi. Non aveva e non ha ragione quando ha chiesto un sistema elettorale nazionale come quello per i sindaci, in cui eleggiamo un Presidente che governa per 5 anni con una maggioranza certa. Forse non aveva e non ha ragione quando ha detto che a Bruxelles dovevamo mettere il veto sui trasferimenti all’Ungheria, che fa i comodi suoi, che dovevamo metterlo sui trasferimenti a quell’indegno paradiso fiscale che è l’Olanda.
Dobbiamo uscire da questa vicenda più forti, imparare a non giudicare dalle apparenze, sulla base di antipatie o simpatie, sulla presunta forza di chi la spara più grossa. Non ci possiamo più permettere il lusso di continuare a provare cambiamenti fine a se stessi. Occorre valorizzare il merito, spendere con scrupolo quei pochi soldi che abbiamo. “Se ognuno fa qualcosa” diceva Puglisi, ognuno deve fare il suo dovere con scrupolo e diligenza, chiedendo il giusto, poniamo un limite all’animale desiderante che non si sazia mai.
Recuperiamo una dimensione di umiltà, ognuno faccia quello che sa e può fare con senso di responsabilità, sapendo che bisogna chiamare quello “bravo” quando tu non puoi arrivare, là dove si deve arrivare, per il bene di ognuno e di tutti, “Nessuno si salva da solo”. –Pino Fricano