Il 16 aprile è morto Luis Sepulveda. Viene largamente ricordato per il suo impegno ecologista, contro la deforestazione e lo sfruttamento dell’Amazzonia, per il libro “Storia di una gabbianella e del gatto…”, e…
e poi per suoi altri libri a sfondo più politico-sociale, nei quali ha rielaborato le sue personali esperienze di socialista e combattente nella Rivoluzione Rosa di Salvador Allende in Cile, soffocata e spenta nel sanguinoso colpo di Stato per mano del gen. Pinochet e dei suoi scagnozzi (e della CIA…).Questo lo sappiamo più o meno tutti, e siamo tutti tristi perché lui ci mancherà.
Quando scoprii Luis Sepulveda, lo scrittore, ne rimasi folgorata, e ne lessi in poco tempo tutti i libri che trovavo.
Dopo “La gabbianella….”, che pure m’era piaciuto, l’avevo un po’ accantonato. Poi, la notizia della sua morte, ed il pensiero che va a lui, e poi ai suoi romanzi, ai personaggi, alle storie.
Nella nostra vita e nei “sistemi” che ci diamo per evitare di massacrarci un giorno sì e l’altro pure, a volte capita che non si possa più restare zitti e fermi, e talvolta si è in tanti ad avvertire l’urgenza di muoversi. Lo si fa per le cause più disparate, ed in genere con il sogno di lottare per soddisfare dei bisogni, per qualcosa che ci fa comodo.
Capita però che dal coro di desideri insoddisfatti e recriminazioni confuse, si alzi una voce “poetica” che lancia manciate di note sublimi nel coro e lo rende unito e vibrante.
Le proteste non sono più individuali, ogni voce si unisce per chiedere più libertà, più giustizia e migliori condizioni di vita per tutti, animali e piante compresi.
Luis Sepulveda ha vestito questi messaggi con la magia delle parole, con l’arte di raccontarci delle storie, e mi ha toccato l’anima.
Enrica Raffaldoni
Articolo interessane, lo condivido. Grazie Enrica.
Antonella
Grazie Antonella, bacio.