Nella storia istitutiva dei Servizi di Territorio andata di pari passo alle conquiste dei diritti civili ed alle riforme quadro delle istituzioni, nella realtà dei fatti ed economie Regionali sono sempre stati assegnati scarsi investimenti, rispetto alla capillarità che avrebbero dovuto avere i servizi socio-educativo-sanitari, organici inadeguati negli anni in cui si realizzava la ricostruzione del paese (1945-1965) la riforma della scuola e l’inserimento degli alunni con handicap (1970-1980) inadeguati negli anni in cui si trasformava l’assetto sanitario in USL e in aziende ospedaliere (1980-1990), trascinandosi dietro l’irrisolto problema del come distribuire i fondi se non si comprende quale sia il confine tra sanità ed assistenza.
Quali settori ed interventi incentivare; a quali dare priorità di spesa o di investimento, per quali scopi, traguardi, effetti sociali?
Quali sono i servizi che realizzano le riforme?
La consapevolezza della cronica precarietà del settore che più dovrebbe garantire risposte efficaci alla Prevenzione, il pericolo del rifframentarsi delle competenze professionali, sempre più distinte e separatiste ad esempio tra pedopsichiatri e psicologi dell’età evolutiva, tra servizi ospedalieri e servizi ambulatoriali di territorio, tra servizi pubblici e privati, preoccupazione che coinvolgeva molti ha rappresentato la spinta ad intraprendere un lungo percorso a tappe per dare voce alle esigenze dei servizi quanto ai bisogni reali (testati su indici epidemiologici) della popolazione infanto-giovanile, che si coagulò in iniziative allargate, di operatori Socio-Sanitari del Piemonte sfociate nel 1989 nella fondazione della Rivista Studi e Notizie dai Servizi di Territorio per la Salute Diapason che rappresentava il punto di convergenza di un movimento assai ampio di professionisti che di fronte ai tagli economici e alle condizioni che limitano le risorse dei servizi si interrogavano con preoccupazione su .
Quali possono essere i criteri di valutazione dei costi/benefici applicabili e richiedibili ad un servizio per la tutela della salute psichica del bambino, adolescente, famiglia, che non limitino/condizionino, bensì consentano la piena espressione metodologico-disciplinare, la capacità/possibilità di qualificare anche nel senso dell’integrazione, le modalità di presa in carico cliniche, riabilitative, terapeutiche?
Quali possono essere i requisiti metodologici e scientifico professionali da assegnare e che dovrebbero caratterizzare, definire, qualificare, il modello organizzativo di un servizio per la salute, congruo alle esigenze disciplinari quanto a quelle economiche
Quali possono essere gli obiettivi, compiti, competenze prioritarie ed inalienabili da assegnare e garantire per il buon funzionamento di un servizio per la salute?
Quali valori e indicatori di qualità?
Quale è il limite massimo oltre il quale noi professionisti che operiamo e che gestiamo la dimensione professionale e scientifica dei servizi, possiamo accettare e coadiuvare la ridefinizione e la ristrutturazione che le politiche economiche tendono a dargli impone? Quanto è esteso il fenomeno del burn-out tra le professioni istituzionali?
Temi di impegno e manifesto di studio, che nel 1991 ha portato alla fondazione dell’Associazione in Italia, e nel 1992 in Europa lungo la realizzazione di una collaborazione stabile, tra professionisti e studiosi di culture diverse, accomunati dalla preoccupazione quanto dalla progettualità.