a cura della redazione
Da sempre gli uomini e i gruppi sociali sentono il bisogno di interrompere lo scorrere del tempo e la quotidianità degli eventi con momenti di festa, di incontro, di gioco, di scambio.
La festa è un momento di discontinuità nel tempo e, nello stesso tempo, un elemento di continuità e riconoscimento, perché può ciclicamente creare e rinsaldare legami.
Si fa festa per ringraziare, per accogliere, per segnare passaggi, scelte e cambiamenti, per ritrovarsi se ci eravamo perduti o non ancora trovati; si fa festa per ritrovare riti e gesti, vivificare simboli e significati.
Purtroppo oggi il significato delle feste appare sfocato. Le feste sono diventate ritualità vuote, semplici abitudini che hanno perso il loro significato e valore simbolico. E capita che in molti sentiamo di fronte per esempio al Natale una sorta di smarrimento, come se avessimo perso la bussola, l’orientamento, l’orizzonte.
Che senso noi vogliamo dare allora alle nostre feste? Quello di favorire lo scambio, di tessere legami, di far sentire ognuno partecipe, di creare gruppi con il quale condividere esperienze, per riconoscere le differenze che ci contraddistinguono, ma anche le innumerevoli analogie che ci accomunano.
Un’origine antica della parola festa, si riferisce al greco festiao o estiao che indica l’atto di accogliere presso il focolare domestico (in sanscrito il focolare si indica col termine vastya) confermando il significato originario e profondo di condivisione, di accoglienza e di comunione gioiosa della festa.
Questa volta nella festa di Natale del CentrIniziativa di ArsDiapason ci faremo accompagnare da due artiste, una musicista cantante Paola Lombardo la cui voce tocca le corde dell’anima nell’essenzialità della voce pura, accompagnata dal solo tamburo e Manuela Massarenti che ci farà viaggiare con le parole tra poesie e brani fortemente evocativi.
Suggestioni che vogliono richiamare altre suggestioni che possano venire da chi vive quel momento con noi e che verranno raccolte, così come abbiamo fatto l’altra volta, e appese all’Albero magico. Le parole di ieri si legano a quelle di oggi in un continuum, legate fra di loro da un filo rosso…
Parole per noi preziose che verranno conservate per poterle riproporre e rilanciare in altri momenti, in altre situazioni, per farle vivere e riscoprire.
Dice Emily Dickinson
Una parola è morta
Quando è pronunciata,
così dice qualcuno.
Io dico invece
Che incomincia a vivere
Proprio quel giorno
Per questo vorremmo essere e diventare, un luogo dove ci si prende cura della parola di ognuno, elaborata o balbettata, dove ognuno possa sentirsi accolto per quello che è o non è ancora.
Stare insieme, crescere insieme, sapere che qualcuno si prende cura di noi, e che noi possiamo imparare a prenderci cura dell’altro, contaminare le nostre storie per renderle più ricche e vivificarle.
“A ottanta miglia incontro al vento di maestro l’uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio. La barca che vi approda con un carico di zenzero e bambagia tornerà a salpare con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, e la carovana che ha appena scaricato sacchi di noce moscata e di zibibbo già affastella i suoi basti per il ritorno con rotoli di mussola dorata. Ma ciò che spinge a risalire fiumi e attraversare deserti per venire fin qui non è solo lo scambio di mercanzie che ritrovi sempre le stesse in tutti i bazar dentro e fuori l’impero del Gran Kan, sparpagliate ai tuoi piedi sulle stesse stuoie gialle, all’ombra delle stesse tende scacciamosche, offerte con gli stessi ribassi di prezzo menzogneri. Non solo a vendere e a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt’intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili o sdraiati su mucchi di tappeti, a ogni parola che uno dice come “lupo”, “sorella”, “tesoro nascosto”, “battaglia”, “scabbia” , “amanti” gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i proprio ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia la città in cui ci si cambia la memoria ad ogni solstizio e ad ogni equinozio”.
La città di Eufemia delle “Città invisibili” di Italo Calvino
Come in questo “bazar” impareremo che cambiare è vivere. Impareremo che si possono scambiare “cose”, ma molto di più si possono scambiare emozioni e sentimenti e si può rompere quel senso di solitudine che spesso ci pervade.