di Marilena Capellino
Si tratta di un metodo autoformativo, attraverso cui le persone apprendono e si trasformano grazie al riesame e alla valorizzazione della propria esperienza di vita, ripercorrendone i momenti e i passaggi fondamentali; è un percorso di attenzione per se stessi, proprio nella direzione della conoscenza e della cura di sé.
Raccontare di sé nelle varie forme -scrittura, ma anche immagini, parole, suoni, corpo-, calibrate e differenziate a seconda delle età e delle tipologie di destinatari, permette di ricentrarsi su di sé, occupandosi della propria capacità di apprendere, di conoscersi, di trasformarsi .
Il racconto di sé può far nascere nuovi stimoli, un nuovo interesse, un nuovo modo di percepire se stessi e gli altri: il lavoro in gruppo offre inoltre maggiori opportunità per scoprire possibilità e limiti personali, per arricchire la conoscenza di sé e soprattutto permette la funzione fondamentale del rispecchiamento, data dalla presenza dell’altro che interroga, sfida le premesse, rimanda immagini non totalmente controllabili.
L’obiettivo del lavoro è pedagogico: infatti, offre occasioni di riflessione collettiva affinché il lavoro narrativo non sia semplicemente un momento piacevole o uno scavo emozionale, ma serva anche a stimolare le trasformazioni possibili e a generare una nuova visione di sé.
La metodologia autobiografica utilizza la scrittura di sé finalizzata ad un processo di autoriflessione; si rallenta il passo per favorire un ascolto interiore e ritrovare tracce, frammenti, ricordi, momenti salienti, figure significative che hanno contribuito a formarci.
Permette, inoltre, di ri-conoscere e di ri-scoprire le risorse che già si hanno e di produrne di nuove: partire dalle risorse consente alle persone di crescere e di trovare gli strumenti per risolvere le eventuali difficoltà.
leggi anche