A cura della redazione
E’ stato un bel momento l’incontro con tutti voi che siete venuti a conoscere la nostra associazione e che avete partecipato con molto calore. Ed abbiamo molto apprezzato che alcuni abbiano offerto la propria disponibilità a lavorare come volontari a seconda delle proprie competenze e del proprio tempo.
A tutti voi, che ci avete ascoltato, un sentito grazie.
Hanno presentato la nostra associazione nelle sue varie sfaccettature, Paola Pizarro, presidente della sezione Piemonte, Paola Risi che si occupa della sua promozione e che ha organizzato questo incontro e Claudia de Figueiredo coordinatrice dei laboratori.
Abbiamo voluto donare a tutti i partecipanti una piccola pianta, un simbolo, di quello che vorremmo fare insieme a voi: farla crescere.
Le piante simboleggiano la vita e prendersene cura vuol dire aver cura anche della Terra e quindi di tutti noi che l’abitiamo. Prendersi cura dell’ambiente vuol dire dare il proprio contributo a migliorare il nostro mondo per noi e i nostri figli.
Crediamo nei piccoli gesti, quelli quotidiani, a volte invisibili come ha fatto “L’uomo che piantava gli alberi”, un racconto che, a introduzione della serata, ci ha letto l’attrice Manuela Massarenti.
Vi trascrivo il testo , è un racconto delicato e profondo di Jean Giono che nel lontano 1913 stava percorrendo a piedi l’antica regione delle Alpi in Provenza, ” tra i milleduecento e i milletrecento metri di altitudine. Una regione allora deserta, dove esistevano solo vecchi villaggi abbandonati: unica vegetazione, la lavanda selvatica. La sera lo scrittore aveva trovato rifugio nella piccola casa, ben tenuta e curata, di un pastore che viveva da solo lassù con le sue trenta pecore e un cane. Dopo una cena frugale il pastore aveva preso un sacco e aveva rovesciato in silenzio un mucchio di ghiande sul tavolo, poi aveva selezionato quelle buone dalle guaste e ne aveva conservate le cento più belle.
Il giorno dopo il pastore aveva il gregge al pascolo e, “prima di uscire, aveva bagnato in un secchio d’acqua il sacco in cui aveva messo le ghiande meticolosamente scelte e contate.
In guisa di bastone portava un’asta di ferro della grossezza di un pollice e lunga un metro e mezzo”.
Aveva camminato per un po’, poi “arrivato dove desiderava, aveva cominciato a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco. Piantava querce”.
Quando lo scrittore gli aveva chiesto da quanto tempo lo facesse, il pastore gli aveva risposto che era da tre anni.
Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori e di tutto quel che è d’imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non e era nulla. L’autore è tornato a rivisitare quei luoghi, dopo la Prima guerra mondiale, era il 1920:
“Le querce del 1910 avevano adesso dieci anni ed erano più alte di me e di lui. Lo spettacolo era impressionante. Ero letteralmente ammutolito e poiché lui non parlava, passammo l’intera giornata a passeggiare in silenzio per la sua foresta.
Misurava, in tre tronconi, undici chilometri nella sua lunghezza massima. Se si teneva a mente che era tutto scaturito dalle mani e dall’anima di quell’uomo, senza mezzi tecnici, si comprendeva come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione. Aveva seguito la sua idea, e i faggi che mi arrivavano alle spalle, sparsi a perdita d’occhio, ne erano la prova”.
In dieci anni quell’uomo, armato solo del suo bastone e della sua idea, aveva ridato vita ad un luogo che sembrava ormai abitato solo più dalla desolazione ed è riuscito a rinnestare una catena virtuosa.
La storia è vera, ma è anche una bellissima metafora su cui meriterebbe meditare a lungo. Ognuno potrebbe coltivare la propria piccola idea in un periodo in cui sembra difficile aggregarsi alle grandi.
questo è quello che vogliamo fare anche noi nella nostra associazione: Coltivare la nostra piccola idea, insieme a tutti quelli che la vorranno condividere con noi.
Piantare semi, ma con tenacia e costanza. Diventare, come è sempre stata, un luogo in cui “ci si prende cura”,
L’Associazione – come ha detto la Presidente nazionale di ARSDiapason – è da sempre impegnata in programmi prioritari di prevenzione sia per mantenere sempre attiva e aggiornata la ricerca su ciò che di nuovo l’esperienza educativa insegna sui processi di crescita dei bambini e degli adulti, sia per sensibilizzare e diffondere la cultura dell’ascolto e dell’accoglienza, attraverso iniziative di formazione, ricercazione, dove condividere, sdrammatizzare ed affrontare i problemi della quotidianità. Luoghi in cui sia praticata una cultura dell’educare che permetta al bambino di “sviluppare” non “l’obbedienza ma la volontà e la gratitudine, non la competizione ma la capacità di lavorare, non la tolleranza per la perdita, ma l’orgoglio dello sviluppo” (Meltzer).
il nostro Centriniziativa in piemonte nasce oggi, con tutti voi e noi, e crescerà, si realizzerà con l’aiuto di tutti….
NOI CON VOI INSIEME PER LORO
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Colgo l’occasione per ringraziare a tutti coloro che hanno partecipato all’incontro, ci avete dato la possibilità di raccontarci e raccontarvi i nostri sogni e progetti!!!
“Noi con voi” possiamo fare grande cose, ogni contributo è importante e prezioso perché non c’è investimento migliore se non quello del” capitale umano”!
Grazie Delia Gordon per il tuo volontariato! Sicuramente il tuo contributo sarà come quella ghianda di cui parla il racconto “L’uomo che piantava gli alberi”!!
Concludo con un pensiero che ho trovato sul web che mi piace molto e ho fatto mio: “Da soli si va più veloce, ma insieme si va più lontano”!!! E’ proprio questo che vogliamo; non arrivare per primi ma andare ancora oltre con iniziative di qualità e continuità nel tempo.
Grazie a voi tutte, è stata una serata coinvolgente, interessante, specie per chi non sapeva nulla di questa realtà operante da così tanto tempo a Torino ! un lavoro silenzioso e profondo !
Una dimensione nuova senz’altro per una no-profit laica : questa aspirazione alla crescita e al rispetto dell’individuo in tutte le sue peculiarità/qualità, all’azione di ” semina” , all’aver cura di crescere e far crescere individui, persone in grado di convivenza pacifica e propositiva!
Un messaggio che oggi nella criticità epocale dei valori e delle spinte al produttivismo e alla competitività , ci consola, dà speranza , ci coinvolge ad personam…perchè ciascuno di noi nel suo piccolo semina comunque……e raccoglie comunque……….non querce forse………..ma vita , si, sempre………ma non sempre ci si rende conto di questa “verità” ……e si perde il senso di ciò che si sta facendo e perchè, e per chi. Seminiamo… e vorremmo subito raccogliere……produrre non procreare……
Grazie per avermi sollecitata a riflettere……perchè continuare a procedere da sola e solo per sè ?.
……forse sarà meno faticoso farlo in compagnia……per questo vi ho offerto il mio volontariato, non so ancora in cosa potrò esservi utile, ma sicuramente agiremo a vicenda per comprendere il “da farsi” ! per realizzare :
Luoghi in cui sia praticata una cultura dell’educare che permetta al bambino di “sviluppare” non “l’obbedienza” ma la volontà e la gratitudine, non la competizione ma la capacità di lavorare, non la tolleranza per la perdita, ma l’orgoglio dello sviluppo” (Meltzer).
la vostra piantina è sul mio davanzale e mi ricorda di voi. Buon lavoro .
Delia Gordon